palavras de ursa

Saturday, March 31, 2007

2 Anos



Só agora me dei conta que no dia 10 deste mês este blog fez dois anos, por isso Parabéns para mim.


Com 1622 posts, 39,505 total page views e 32,011 total uniques estou muito orgulhosa.
Que venham muitos mais anos!!

Friday, March 30, 2007

Bate o pé

Casa


Margarida V-Madeira

Amanhã vou para aqui, espero que esteja bom tempo para dar uns mergulhos no mar!!

A las diez de la mañana

Te quiero a las diez de la mañana, y a las once, y a las doce del día. Te quiero con toda mi alma y con todo mi cuerpo, a veces, en las tardes de lluvia. Pero a las dos de la tarde, o a las tres, cuando me pongo a pensar en nosotros dos, y tú piensas en la comida o en el trabajo diario, o en las diversiones que no tienes, me pongo a odiarte sordamente, con la mitad del odio que guardo para mí.

Luego vuelvo a quererte, cuando nos acostamos y siento que estás hecha para mí, que de algún modo me lo dicen tu rodilla y tu vientre, que mis manos me convencen de ello, y que no hay otro lugar en donde yo me venga, a donde yo vaya, mejor que tu cuerpo. Tú vienes toda entera a mi encuentro, y los dos desaparecemos un instante, nos metemos en la boca de Dios, hasta que yo te digo que tengo hambre o sueño.

Todos los días te quiero y te odio irremediablemente. Y hay días también, hay horas, en que no te conozco, en que me eres ajena como la mujer de otro. Me preocupan los hombres, me preocupo yo, me distraen mis penas. Es probable que no piense en ti durante mucho tiempo. Ya ves. ¿Quién podría quererte menos que yo, amor mío?
Jaime Sabines

Thursday, March 29, 2007

Iluminado


Ruber Dan

Fragância

Pablo Neruda-SENSACIÓN DE OLOR

FRAGANCIA
de lilas...

Claros atardeceres de mi lejana infancia
que fluyó como el cauce de unas aguas tranquilas.

Y después un pañuelo temblando en la distancia.
Bajo el cielo de seda la estrella que titila.

Nada más. Pies cansados en las largas errancias
y un dolor, un dolor que remuerde y se afila.

...Y a lo lejos campanas, canciones, penas, ansias,
vírgenes que tenían tan dulces las pupilas.

Fragancia
de lilas...

Tuesday, March 27, 2007

Until the rainbow burns the stars out of the sky


George Michael feat Mary J. Blige-As

San Pietro



Margarida V-Roma

Accanto a noi

Bono: milioni di vite salvate con lo 0,7 del Pil
«L'Europa progredirà solo quando i nostri vicini poveri saranno in piedi accanto a noi». «Tra noi più armonia di quanto si pensi»
Cinquant'anni fa questa settimana, in un continente ancora dissestato, ma che ormai si era lasciato alle spalle il periodo più buio del dopoguerra, venne formulata, nero su bianco, l'idea dell'Europa. Nell'aria non si avvertiva più il tanfo di zolfo, anche se aleggiava forse ancora qualche malumore. L'Irlanda era uno scoglio nell'Atlantico del Nord, che si faceva notare per le sue peculiarità culturali e per una diaspora inarrestabile. A Berlino si spalancava un baratro tra Est e Ovest, che avrebbe diviso migliaia di vite, storie e destini. L'Europa risorgeva dalle macerie per combattere una nuova guerra: una battaglia non solo tra ideologie, democrazia contro comunismo, ma, molto più realisticamente, tra arsenali nucleari. Non era il momento di sognare, piuttosto di scavarsi un rifugio sotterraneo e fare scorta di viveri. Eppure, sulle strade di Roma, nasceva la Nuova Europa. In questo continente, che era stato teatro dell'ora più tragica per l'umanità, abbiamo assistito a un miracolo. Un miracolo tutto umano. Il popolo europeo ha capito che la sua capacità di distruzione era pari da un'altrettanto immensa capacità di perdono, di speranza e di buona volontà. Nel 1957, sei nazioni hanno firmato il Trattato di Roma e con quel singolo gesto cruciale hanno gettato le basi di una meraviglia di multilateralismo, prosperità e solidarietà internazionale. Facciamo un salto di 50 anni e approdiamo al 2007. Una rock star irlandese legge il Trattato con l'entusiasmo di un bambino davanti a un piatto di verdure, ma scopre all'improvviso quello che i tecnocrati potrebbero chiamare poesia. Non tanta, solo qualche bagliore qua e là. Come nell'emendamento che invita l'unione a favorire «lo sviluppo economico e sociale sostenibile dei paesi poveri e in particolare dei più svantaggiati» e invoca «una campagna contro la povertà nei Paesi emergenti». Non è proprio Thomas Jefferson, ma si intravede una visione condivisibile e unificatrice.
UN PO' DI POESIA — Nei prossimi 50 anni, forse avremo bisogno di un pizzico di poesia in più, e non solo per ravvivare l'interesse della gente per la Costituzione. L'Europa è un pensiero che deve trasformarsi in un sentimento. Un sentimento fondato sulla convinzione che l'Europa potrà progredire solo se sparirà l'ingiustizia, e che sapremo reggerci in piedi solo quando anche i nostri vicini saranno in piedi accanto a noi, nella libertà e nell'uguaglianza. La nostra umanità è sminuita quando non vediamo altra missione al di là di noi stessi. Un modo per definire chi e che cosa siamo nel ventunesimo secolo e per difendere la nostra ragione di esistere, a noi stessi e davanti al resto del mondo, potrebbe essere quello di passare meno tempo a contemplarci allo specchio, e più tempo a guardare dall' altra parte di quei 12 km di Mar Mediterraneo che ci separano dall'Africa. C'è una parola irlandese, «meitheal»: la gente del villaggio si aiuta a vicenda quando c'è tanto lavoro da fare. La maggior parte degli europei è così. Come nazioni individuali, possiamo anche chiudere le tende e litigare sopra la siepe del giardino, ma quando la casa del vicino prende fuoco, ecco che tutti accorriamo a spegnerlo. La storia suggerisce che talvolta ci vuole una catastrofe per farci sentire più uniti. Se l'Europa con i suoi 50 anni è in piena crisi di mezza età, come egocentrico di professione sono pronto a sconsigliare questa forma di terapia per qualsiasi scopo, che non sia scrivere canzoni. Scopriamo chi siamo quando ci mettiamo al servizio degli altri, non di noi stessi. Oggi, le fiamme divampano in molte stanze della casa dei nostri vicini, l'Africa. Dal genocidio nel Darfur agli ospedali di Kigali, dove sei malati di Aids sono stipati su ogni brandina; dal bambino che muore di malaria, ucciso dalla puntura di una zanzara, al villaggio che non ha acqua pulita; le condizioni di questi luoghi sono uno scandalo per tutti quei valori che noi europei abbiano ritenuto degni di essere menzionati nel nostro Trattato. Vediamo in Somalia e in Sudan che cosa succede se nuove milizie si affrettano a riempire quel vuoto per seminare discordia all'interno di una popolazione islamica in maggioranza moderata e filo-occidentale in Africa. (Quasi la metà del continente è di fede islamica). Pertanto, che sia un imperativo morale o strategico, è sempre una follia lasciar campo libero agli incendi.
LO SPIRITO ITALIANO — Come reagirà l'Europa? Malgrado tutta la cacofonia, la babele di lingue diverse e lo scontro ideologico, tra noi domina più armonia di quanto non si pensi. Promesse storiche sono state fatte sugli aiuti ai Paesi emergenti, sulla cancellazione del debito e persino sull'argomento spinoso del commercio. Nuovi progressi in questi settori, accompagnati da nuove misure per combattere la piaga della corruzione in Africa, e nei nostri rapporti con l'Africa, potrebbero trasformare questo continente e impedire alle fiamme di estendersi oltre. Come Paese che ha ospitato, cinquant'anni fa, la firma del Trattato, l'Italia svolge un ruolo speciale nei festeggiamenti e possiede lo spirito romantico necessario per trasformare in realtà la poesia che scorre nella nostra esistenza continentale. Ovviamente, in tempi di difficoltà economiche, le storiche promesse dell'Italia ai più poveri tra i poveri sono più facili da dimenticare che da rispettare. Scelte difficili, ma quando si pensa che lo 0,7% del PIL dell'Italia significa — letteralmente — la differenza tra la vita e la morte per milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo, forse le solite regole non reggono più. Guardiamo la Germania, dove il 4 percento del pil ogni anno è ancora oggi speso per la riunificazione, eppure il cancelliere Merkel ha intenzione di rispettare gli impegni presi dalla Germania per gli aiuti ai Paesi emergenti. Come il presidente del consiglio Prodi sa meglio di chiunque altro, se una sola nazione europea non tiene il passo, questo rischia di offuscare il buon nome di tutto il continente agli occhi del mondo. Forse vogliamo ricordare, o preferiamo dimenticarlo, che cinquant'anni fa l'Europa non risalì la china dell'abisso da sola. Al di là dell'Atlantico c'era una nazione, l'America, con un'idea piuttosto estesa di «vicinato». Certo, il Piano Marshall non era un'opera interamente caritatevole, gli Stati Uniti volevano assicurarsi un caposaldo contro l'espansione sovietica man mano che la temperatura dei rapporti est-ovest scendeva sotto lo zero. Ma si trattò anche di generosità su scala mai vista fino ad allora nella storia dell'umanità. Nell'epoca della Guerra fredda, questo altruismo definì il carattere dell'America. Che cosa definirà il carattere dell'Europa in questo nuovo secolo, l'era della Guerra Calda? Dove troveremo un caposaldo contro gli estremismi del nostro tempo? La risposta si trova, in parte, a 12 km di distanza da noi.
Bono

Tirado daqui.

Novamente Abril

Rubén Bonifaz Nuño-Y NUEVAMENTE ABRIL A FLOR DE CIELO...

Y nuevamente abril a flor de cielo

abre tus manos tibias, y yo canto

el júbilo entrañable y el espanto

que en mi sangre derramas con tu anhelo.

Amo la gravidez del alma, el vuelo

por la caricia que hasta ti levanto,

y el fuego triste hallado en el quebranto

de la distancia -aborrecible velo-.

Amor: abril, tu cómplice, desvía

la ruta del temor que disminuye

y disfraza de fiesta su agonía.

Eres abril de nuevo, amor, y nada

escapa de tu ser: todo confluye

a cobrar plenitud en tu mirada.

Monday, March 26, 2007

Traje


Margarida V-Lisboa

Questionários dos 7...

A Jacky do Amorizade, passou-me este questionário à alguns dias mas só agora reparei, aqui vão as respostas.

7 coisas que faço bem

cozinhar, tantos doces como salgados
bricolage: pintar, montar
falar linguas
tirar fotografias
ler (leva-me para sitíos distantes)
ouvir as pessoas
tratar do jardim

7 coisas que não faço ou não sei fazer

engomar
costurar, e tudo o que meta agulhas
cantar
ir ao ginásio
batota
estar sentado sem fazer nada
ouvir pessoas burras


7 coisas que me atraem no sexo oposto

olhos
humor
inteligência
mãos
pés
sorrisos espontâneos
sinceridade

7 coisas que digo frequentemente

Estás bem?
Olá
Pois!
Tem calma…
Meu Deus!!
POOOOOOOOOOOOOrtooooooooooo!!
Novidades?

7 actores/actrizes que admiro

Paul Newman
Meryl Streep
Nicole Kidman
Edward Norton
Jack Nicholson
Gael Garcia Bernal
Marcello Mastroiani

Pedras porosas

Enrique González Martínez-CUANDO SEPAS HALLAR UNA SONRISA...

A Ricardo Arenales

Cuando sepas hallar una sonrisa
en la gota sutil que se rezuma
de las porosas piedras, en la bruma,
en el sol, en el ave y en la brisa;
cuando nada a tus ojos quede inerte,
ni informe, ni incoloro, ni lejano,
y penetres la vida y el arcano
del silencio, las sombras y la muerte;

cuando tiendas la vista a los diversos
rumbos del cosmos, y tu esfuerzo propio
sea como potente microscopio
que va hallando invisibles universos,

entonces en las flamas de la hoguera
de un amor infinito y sobrehumano,
como el santo de Asís, dirás hermano
al árbol, al celaje y a la fiera.

Sentirás en la inmensa muchedumbre
de seres y cosas tu ser mismo;
serás todo pavor con el abismo
y serás todo orgullo con la cumbre.

Sacudirá tu amor el polvo infecto
que macula el blancor de la azucena,
bendecirás las imágenes de arena
y adorarás el vuelo del insecto;

y besarás el garfio del espino
y el sedeño ropaje de las dalias...
Y quitarás piadoso tus sandalias
por no herir las piedras del camino.

Friday, March 23, 2007

On vient de loin

Piazza


Palavras que dizes

Gabriele D'Annunzio-LA PIOGGIA NEL PINETO


Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

Thursday, March 22, 2007

Daydreamin'

clique para tocar
Lupe Fiasco feat Jill Scott-Daydreamin'

Daydream
I fell asleep beneath the flowers
For a couple of hours
On a beautiful day
Daydream
I dream of you amid the flowers
For a couple of hours
Such a beautiful day

Perto do céu


Margarida V

Necessito

Manuel Acuña-Nocturno a Rosario

I

¡Pues bien! yo necesito
decirte que te adoro
decirte que te quiero
con todo el corazón;
que es mucho lo que sufro,
que es mucho lo que lloro,
que ya no puedo tanto
al grito que te imploro,
te imploro y te hablo en nombre
de mi última ilusión.

II

Yo quiero que tu sepas
que ya hace muchos días
estoy enfermo y pálido
de tanto no dormir;
que ya se han muerto todas
las esperanzas mías,
que están mis noches negras,
tan negras y sombrías,
que ya no sé ni dónde
se alzaba el porvenir.

III

De noche, cuando pongo
mis sienes en la almohada
y hacia otro mundo quiero
mi espíritu volver,
camino mucho, mucho,
y al fin de la jornada
las formas de mi madre
se pierden en la nada
y tú de nuevo vuelves
en mi alma a aparecer.

IV

Comprendo que tus besos
jamás han de ser míos,
comprendo que en tus ojos
no me he de ver jamás,
y te amo y en mis locos
y ardientes desvaríos
bendigo tus desdenes,
adoro tus desvíos,
y en vez de amarte menos
te quiero mucho más.

V

A veces pienso en darte
mi eterna despedida,
borrarte en mis recuerdos
y hundirte en mi pasión
mas si es en vano todo
y el alma no te olvida,
¿Qué quieres tú que yo haga,
pedazo de mi vida?
¿Qué quieres tu que yo haga
con este corazón?

VI

Y luego que ya estaba
concluído tu santuario,
tu lámpara encendida,
tu velo en el altar;
el sol de la mañana
detrás del campanario,
chispeando las antorchas,
humeando el incensario,
y abierta alla a lo lejos
la puerta del hogar...

VII

¡Qué hermoso hubiera sido
vivir bajo aquel techo,
los dos unidos siempre
y amándonos los dos;
tú siempre enamorada,
yo siempre satisfecho,
los dos una sola alma,
los dos un solo pecho,
y en medio de nosotros
mi madre como un Dios!

VIII

¡Figúrate qué hermosas
las horas de esa vida!
¡Qué dulce y bello el viaje
por una tierra así!
Y yo soñaba en eso,
mi santa prometida;
y al delirar en ello
con alma estremecida,
pensaba yo en ser bueno
por tí, no mas por ti.

IX

¡Bien sabe Dios que ese era
mi mas hermoso sueño,
mi afán y mi esperanza,
mi dicha y mi placer;
bien sabe Dios que en nada
cifraba yo mi empeño,
sino en amarte mucho
bajo el hogar risueño
que me envolvió en sus besos
cuando me vio nacer!

X

Esa era mi esperanza...
mas ya que a sus fulgores
se opone el hondo abismo
que existe entre los dos,
¡Adiós por la vez última,
amor de mis amores;
la luz de mis tinieblas,
la esencia de mis flores;
mi lira de poeta,
mi juventud, adiós!

Wednesday, March 21, 2007

Calm sea


Rolfe Horn

No a la guerra

Manifiesto: No a la guerra

Manifiesto leído por la escritora Pilar del Río en la manifestación contra la guerra en Madrid -17/03/2007
"Hace tres años, Madrid era la Capital Moral de Europa. Porque doloridos, compartiendo la misma pena, llorando a nuestros muertos, dijimos otra vez, alto y claro, no a la guerra y votamos a quienes con nosotros se oponían a la violencia como solución de conflictos.

Hoy también Madrid sigue siendo una capital moral, porque, guiados por las mejores razones, uniendo nuestras voces a otras que el mundo dicen que masacrar no es el camino, volvemos a salir a la calle a gritar el mandamiento que los humanos nos damos a los humanos: No a la guerra.

Hace cuatro años Bush, Blair y Aznar se hicieron la foto de la infamia. Fue en las Azores. Entonces, como controlaban medios y voluntades, lanzaron al mundo la mentira hipócrita de sus privados intereses: dijeron que iban a salvar al mundo, impusieron una guerra preventiva, prometieron la hazaña de destruir armas inexistentes? Para que los tres de la foto reconsideraran sus viles intenciones no fue suficiente ni el clamor de la gente de de buena voluntad, ni la desautorización de las organizaciones internacionales, que declararon ilegal, inmoral e injusta esta guerra. Ellos, los nuevos supermanes que pretender volar más rápido que la razón y la ética, decidieron mandar hombres, aviones, barcos y bombas para matar personas y arrasar Irak, sin darse cuenta de que estaban demoliendo las bases de nuestra propia civilización.

Y murieron niños que eran “víctimas colaterales” que nos rompían el alma a los que decimos NO a la guerra. Y murieron hombres y mujeres que iban a trabajar y tenían sueños. Y destruyeron calles, casas, conductos de agua y de luz, panaderías y consultorios médicos. Destruyeron y siguen destruyendo cada día la tierra que aman los iraquíes y que respetamos quienes tenemos el respeto como norma de vida. Sigue habiendo guerra en Irak, siguen bombardeando, siguen experimentando en cuerpos humanos la capacidad destructiva de sus ingenios de alta tecnología. Por eso estamos aquí: porque la guerra no ha terminado. Y para exigir que, si no pueden restituir la vida de los muertos, de cientos de miles de muertos, que los tres de la foto y sus feroces seguidores nos pidan perdón a las víctimas, a todas las víctimas.

Que se vayan del infierno que han creado en Irak como decentemente hizo España, dando un ejemplo moral. Pero que antes de irse, recojan la basura que han esparcido, dejen el petróleo y los intereses acumulados, vuelvan a sembrar las palmeras que arrasaron junto a las casas, las fotos de familia y los juguetes de los niños. Y ya que no dejarán en ese país el recuerdo de una sonrisa, que dejen al menos un pésame. Que todavía no lo han dado, aunque dar el pésame es una norma en todas las civilizaciones. Que se vayan pidiendo perdón. Que se vayan.

Decimos No a la guerra en Madrid, que es también hoy capital moral de Europa. Y estamos aquí, ciudadanos de distintos países y de distintas culturas, junto a nuestros muertos, junto a nuestros hijos. Porque cada víctima de la barbarie terrorista es hijo nuestro: cada muerto, sea en Irak, sea en Madrid, sea en Euskadi es nuestro dolor. Todos los asesinados, se llaman Miguel Ángel Blanco, Ernest Lluch, Daniel Manjón, Oscar, Carlos Alonso Palate, Diego Astasio, José Couso, Mohamet, Abdel, Afif, Asad, Aimám, Faisal, Jamil, Faruq? representan todos los nombres. Todos son nuestros muertos, y aquí juntos expresamos el mismo dolor y la misma pena.

Decimos aquí, ante el monumento en homenaje a los asesinados en Madrid, “daños colaterales” para algunos cínicos con poder, que estos hijos nuestros que murieron hace tres años siguen muriendo cada día mientras no acabe la guerra de Irak, mientras no se renuncie a la violencia inmoral e ilegal como medio o solución. No, señor Bush, no señor Blair, no, señor Aznar-Rajoy: les decimos hoy, ante nuestros muertos, que son todos los muertos, que aprendan de sus errores, que aprendan de nosotros y que pidan perdón.

Les decimos que la humanidad vale más que sus palabras, que no sigan aumentando el terrorismo en el mundo. Que cierren Guantánamo y que lloren cada tarde por el dolor que han sembrado. Que lloren como lloramos nosotros cada mañana, cuando oímos el número de muertos de cada día. Que a ustedes les atribuimos, señores de la Azores, señores de Guantánamo, señores de la guerra.

Cuatro años después del primer día, tres años después del atentado de Madrid, mientras la guerra continúe, mientras la razón humana siga sin prevalecer, mientras los principios morales se ignoren y la miseria permanezca, nosotros, desde aquí, desde Atocha, reclamamos que acabe la guerra. Exigimos que Naciones Unidas responda a su carta fundacional. Exigimos el diálogo, la negociación y el pensamiento como fórmulas de resolución de conflictos. Exigimos que usen la razón ante la adversidad. Exigimos la paz para poder vivir humanamente todos, en una tierra que a todos nos pertenece.

Desde Madrid, capital del dolor, pero también moral, decimos, con toda la razón ética, con la satisfacción del deber cumplido, porque España se fue, con la solidaridad tantas veces expresada y con el orgullo de sabernos los mejores, desde Madrid, hoy, 17 de marzo de 2007 decimos NO A LA GUERRA. Y no nos moverán de esta posición. No nos moverán: NO A LA GUERRA. NO A LA GUERRA".
Fuente: Manifiesto publicado en diario EL País

Tirado daqui.

Para que me oiças

Pablo Neruda-Para que tú me oigas

Para que tú me oigas
mis palabras
se adelgazan a veces
como las huellas de las gaviotas en las playas.

Collar, cascabel ebrio
para tus manos suaves como las uvas.

Y las miro lejanas mis palabras.
Más que mías son tuyas.
Van trepando en mi viejo dolor como las yedras.

Ellas trepan así por las paredes húmedas.
Eres tú la culpable de este juego sangriento.

Ellas están huyendo de mi guarida oscura.
Todo lo llenas tú, todo lo llenas.

Antes que tú poblaron la soledad que ocupas,
y están acostumbradas más que tú a mi tristeza.

Ahora quiero que digan lo que quiero decirte
para que tú las oigas como quiero que me oigas.

El viento de la angustia aún las suele arrastrar.
Huracanes de sueños aún a veces las tumban.
Escuchas otras voces en mi voz dolorida.
Llanto de viejas bocas, sangre de viejas súplicas.
Ámame, compañera. No me abandones. Sígueme.
Sígueme, compañera, en esa ola de angustia.

Pero se van tiñendo con tu amor mis palabras.
Todo lo ocupas tú, todo lo ocupas.

Voy haciendo de todas un collar infinito
para tus blancas manos, suaves como las uvas.

Tuesday, March 20, 2007

Siesta


Margarida V-Lisboa

Flôr de domingo

Jaime Sabines

Con la flor del domingo ensartada en el pelo, pasean en la alameda antigua. La ropa limpia, el baño reciente, peinadas y planchadas, caminan, por entre los niños y los globos, y charlan y hacen amistades, y hasta escuchan la música que en el quiosco de la Alameda de Santa María reúne a los sobrevivientes de la semana.

Las gatitas, las criadas, las muchachas de la servidumbre contemporánea, se conforman con esto. En tanto llegan a la prostitución, o regresan al seno de la familia miserable, ellas tienen el descanso del domingo, la posibilidad de un noviazgo, la ocasión del sueño. Bastan dos o tres horas de este paseo en blanco para olvidar las fatigas, y para enfrentarse risueñamente a la amenaza de los platos sucios, de la ropa pendiente y de los mandados que no acaban.

Al lado de los viejos, que andan en busca de su memoria, y de las señoras pensando en el próximo embarazo, ellas disfrutan su libertad provisional y poseen el mundo, orgullosas de sus zapatos, de su vestido bonito, y de su cabellera que brilla más que otras veces.

(¡Danos, Señor, la fe en el domingo, la confianza en las grasas para el pelo, y la limpieza de alma necesaria para mirar con alegría los días que vienen!)

Friday, March 16, 2007

Os três na esquina


Margarida V-Lisboa

Firewall



Através da A arte da fuga encontrei este site, parece que o Palavras de ursa está bloqueado na China.

Canção última

Miguel Hernández-CANCIÓN ÚLTIMA

Pintada, no vacía:
pintada está mi casa
del color de las grandes
pasiones y desgracias.

Regresará del llanto
adonde fue llevada
con su desierta mesa
con su ruidosa cama.

Florecerán los besos
sobre las almohadas.
Y en torno de los cuerpos
elevará la sábana
su intensa enredadera
nocturna, perfumada.

El odio se amortigua
detrás de la ventana.

Será la garra suave.

Dejadme la esperanza.

Wednesday, March 14, 2007

Eppure sentire

Pipi pigeon


Robert Doisneau

Canção primeira

Miguel Hernández-CANCIÓN PRIMERA

Se ha retirado el campo
al ver abalanzarse
crispadamente al hombre.

¡Qué abismo entre el olivo
y el hombre se descubre!

El animal que canta:
el animal que puede
llorar y echar raíces,
rememoró sus garras.

Garras que revestía
de suavidad y flores,
pero que, al fin, desnuda
en toda su crueldad.

Crepitan en mis manos.
Aparta de ellas, hijo.
Estoy dispuesto a hundirlas,
dispuesto a proyectarlas
sobre tu carne leve.

He regresado al tigre.
Aparta, o te destrozo.

Hoy el amor es muerte,
y el hombre acecha al hombre.

Tuesday, March 13, 2007

Non dicono

clique para tocar
Fiorella Mannoia-Quello che le donne non dicono

siamo così è difficile spiegare certe giornate amare,
lascia stare, tanto ci potrai trovare qui,
con le nostre notti bianche,
ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro "si".

Leitura e descanso


Carlos Alberto

Bueno Aires

Jorge Luis Borges-BUENOS AIRES

Antes yo te buscaba en tus confines
que lindan con la tarde y la llanura
y en la verja que guarda una frescura
antigua de cedrones y jazmines.

En la memoria de Palermo estabas,
en su mitología de un pasado
de baraja y puñal y en el dorado
bronce de las inútiles aldabas,

con su mano y sortija. Te sentía
en los patios del Sur y en la creciente
sombra que desdibuja lentamente

su larga recta, al declinar el día.
Ahora estás en mí. Eres mi vaga
suerte, esas cosas que la muerte apaga.

Friday, March 09, 2007

Pink


Keren Su

Miss X

Jaime Sabines-MISS X

Miss X, sí, la menuda Miss Equis,
llegó, por fin, a mi esperanza:
alrededor de sus ojos,
breve, infinita, sin saber nada.
Es ágil y limpia como el viento
tierno de la madrugada,
alegre y suave y honda
como la yerba bajo el agua.
Se pone triste a veces
con esa tristeza mural que en su cara
hace ídolos rápidos
y dibuja preocupados fantasmas.
Yo creo que es como una niña
preguntándole cosas a una anciana,
como un burrito atolondrado
entrando a una ciudad, lleno de paja.
Tiene también una mujer madura
que le asusta de pronto la mirada
y se le mueve dentro y le deshace
a mordidas de llanto las entrañas.
Miss X, sí, la que me ríe
y no quiere decir cómo se llama,
me ha dicho ahora, de pie sobre su sombra,
que me ama pero que no me ama.
Yo la dejo que mueva la cabeza
diciendo no y no, que así me cansa,
y mi beso en su mano le germina
bajo la piel en paz semilla de alas.
Ayer la luz estuvo
todo el día mojada,
y Miss X salió con una capa
sobre sus hombros, leve, enamorada.
Nunca ha sido tan niña, nunca
amante en el tiempo tan amada.
El pelo le cayó sobre la frente,
sobre sus ojos, mi alma.

La tomé de la mano, y anduvimos
toda la tarde de agua.

¡Ah, Miss X, Miss X, escondida
flor del alba!

Usted no la amará, señor, no sabe.
Yo la veré mañana.

Thursday, March 08, 2007

Secura


Heptor Arjona

Em paz

Amado Nervo-EN PAZ

Muy cerca de mi ocaso yo te bendigo Vida.
porque nunca me diste ni esperanza fallida
ni trabajos injustos ni pena inmerecida;
porque veo al final de mi rudo camino
que yo fui el arquitecto de mi propio destino;
que si extraje las mieles o la hiel de las cosas,
fue porque en ellas puse hiel o mieles sabrosas.

Cuando planté rosales, coseché siempre rosas.
...Cierto, a mis lozanías va a seguir el invierno;
¡más tú no me dijiste que mayo fuese eterno!

Hallé sin duda largas las noches de mis penas;
Más no me prometiste tú sólo noches buenas,
Y en cambio tuve algunas santamente serenas...

Amé, fui amado, el sol acarició mi faz.
¡Vida nada me debes! ¡Vida estamos en paz!

Wednesday, March 07, 2007

Sunny


Margarida V-Madeira

Desordem sem fim

Juan Ramón Jiménez-Mar

Parece, mar, que luchas
-¡oh desorden sin fin, hierro incesante!-
por encontrarte o porque yo te encuentre.
¡Qué inmenso demostrarte,
en tu desnudez sola
-sin compañera... o sin compañero
según te diga el mar o la mar-, creando
el espectáculo completo
de nuestro mundo de hoy!
Estás, como en un parto,
dándote a luz -¡con qué fatiga!-
a ti mismo, ¡mar único!,
a ti mismo, a ti sólo y en tu misma
y sola plenitud de plenitudes,
... ¡por encontrarte o porque yo te encuentre!

Meme




Ayer me olvidé de pasar el meme de los 3 autores a 3 amigos de este blog, bueno lo paso a:

Clarice

Miss Pearls

Luis

Espero que respondán!!

Tuesday, March 06, 2007

Feliz Cumpleaños Gabo y un meme

Mi amigo El homo rodans me pidió con un meme que elegiera 3 autores que me gustán mucho.Dificil escojer, pueden ser muchos, leo de todo.

Gabriel García Marquéz es uno, nacio en Colombia, escribe lo que describen los criticos de realismo fantastico, pero para mi que he leído todos sus libros, escribe con el alma. Desde 100 años de soledad hasta,el amor en los tiempos del cólera todos me encantan.

Escojeria sin duda a Juan Rulfo, nació en Jalisco,Mexico. Ecribió dos libros el Llano en llamas y Pedro Páramo, a partir de su publicación aumenta el prestigio de Rulfo. Pocos autores consiguieron con dos libros ganar tanta reputación y ser tan influyentes en la literatura latinoamericana y mundial.

Otro de mis autores favoritos es Giuseppe Tomasi di Lampedusa, también el solo escribió un libro, Il Gattopardo, non vió su libro publicado porque murió antes. El libro habla de una familia nobre de Sicilia.

Pero no me puedo quedar con solo 2 autores, me encantán los libros, por eso a esta lista tendria que añadir a Carlos Fuentes, Isabel Allende, Pearl S. Buck, Antonio Skármeta, Catherine Clément,Marcela Serrano, Eça de Queirós, Gina Nahai, Amitav Ghosh, Angeles Mastretta, Ahdaf Soueif, Umberto Eco, Jack Kerouac, Reinaldo Arenas, Luis Sepúlveda, Andrea Camilleri, Carlo Cassola, Elena Poniatowska, Leonardo Sciascia, J. D. Salinger, Elie Wiesel, Amos Oz, y muchos muchos mas, podria estar aqui 2 horas escribiendo nombres de autores que he leído y que me han gustado. Pero pienso llega ya.

Ah!Casi me olvidaba, feliz cumpleaños Gabo!!

Ti regalerò una rosa

L'altra vincitrice, anchè questa mi piace, parole tristi.

Couple


Henri Cartier-Bresson

Cristal de sangue

Carlos Pellicer-IV

Nadie llegó hasta mí con este paso
de tu esbeltez en mármoles reflejos.
Tu sangre lio a sus vínculos espejos
de imágenes ligeras al acaso.

Cristal de sangre cuya luz traspaso,
tu cuerpo enardecido de reflejos;
tu cuerpo de reflejos circunflejos,
tu cuerpo oscuro desenvuelto en raso.

Tendí la voz al horizonte puesto
como el pan en el cielo de tu ausencia.
Me envuelve tu llegar, tu voz, tu gesto,

tu crueldad, tu tristeza y la terrible
certidumbre de estar en tu presencia
lleno de amor y muerte inextinguible.

Saturday, March 03, 2007

Pensa

Ha vinto la miglior canzone, belle parole, emoziona è ci fa pensare.

Bote


Tiziano Micci

Só e calado

LEOPOLDO LUGONES-EL CANTO DE LA ANGUSTIA

Yo andaba solo y callado
porque tú te hallabas lejos;
y aquella noche
te estaba escribiendo,
cuando por la casa desolada
arrastró el horror su trapo siniestro.

Brotó la idea ciertamente,
de los sombríos objetos:
el piano,
el tintero,
la borra de café en la taza.
Y mi traje negro.

Sutil como las alas del perfume
vino tu recuerdo.
Tus ojos de jóven cordial y triste,
tus cabellos,
como un largo y suave pájaro
de silencio
(Los cabellos que resisten a la muerte
con la vida de la seda, en tanto misterio).
Tu boca
donde suspira
la sombra interior habitada por los sueños.
La garganta
donde veo
palpitar como un sollozo de sangre
la lenta vida en que te meces durmiendo.

Un vientecillo desolado,
más que soplar, titiritaba en soplo ligero.
Y entre tanto,
el silencio,
como una blanda y suspirante lluvia
caía lento.

Caía de la inmensidad
inmemorial y eterno.
Adivínase afuera
un cielo,
peor que oscuro;
un angustioso cielo ceniciento.

Y de pronto, desde la puerta cerrada
me dió en la nuca un soplo trémulo.
Y conocí que era la cosa mala
de las casas solas y miré en blanco trecho,
diciéndome: "Es una absurda
superstición, un ridículo miedo".
Y miré la pared impávida,
y noté que afuera había parado el viento.

¡Oh aquel desamparo exterior y enorme
del silencio!
Aquel egoísmo de puertas cerradas
que sentía en todo el pueblo.
Solamente no me atrevía
a mirar hacia atrás, aunque estaba cierto
de que no había nadie; pero nunca
¡oh nunca, habría mirado de miedo!
Del miedo horroroso
de quedarme muerto.
Poco a poco, en vegetante
pululación de escalofrío eléctrico,
erizáronse de mi cabeza
los cabellos,
uno a uno los sentía,
y aquella vida extraña era otro tormento.

Y contemplaba mis manos
sobre la mesa, qué extraordinarios miembros;
mis manos tan pálidas,
manos de muerto.
Y noté que no sentía
mi corazón desde hacía mucho tiempo.
Y sentí que te perdía para siempre,
con la horrible certidumbre de estar despierto.
Y grité tu nombre
con un grito interno,
con una voz extraña
que no era la mía y que estaba muy lejos.
Y entonces aquel grito
sentí que mi corazón muy adentro,
como un racimo de lágrimas,
se deshacía en llanto benéfico.
Y que era un dolor de tu ausencia
lo que había soñado despierto.

Friday, March 02, 2007

Amizade


Martine Franck

Atoyac

Ignacio Manuel Altamirano-ATOYAC


Abrase el sol de julio las playas arenosas
Que azota con sus tumbos embravecido el mar;
Y opongan en su lucha las aguas orgullosas
Al encendido rayo su ronco rebramar.

Tú corres blandamente bajo la fresca sombra
Que el mangle con sus ramas espesas te formó;
Y duermen tus remansos en la mullida alfombra
Que dulce Primavera de flores matizó.

Tú juegas en las grutas que forman tus riberas
De ceibas y parotas el bosque colosal;
Y plácido murmuras al pie de las palmeras,
Que esbeltas se retratan en tu onda de cristal.

En este Edén divino, que esconde aquí la costa,
El sol ya no penetra con rayo abrasador;
Su luz, cayendo tibia, los árboles no agosta,
Y en tu enramada espesa se tiñe de verdor.

Aquí sólo se escuchan murmullos mil suaves,
El blando son que forman tus linfas al correr,
La planta cuando crece, y el canto de las aves,
Y el aura que suspira, las ramas al mecer.

Osténtanse las flores que cuelgan de tu techo
En mil y mil guirnaldas para adornar tu sien;
Y el gigantesco loto, que brota de tu lecho,
Con frescos ramilletes inclínase también.

Se dobla en tus orillas, cimbrándose, el papayo,
El mango con sus pomas de oro y de carmín;
Y en los ilamos saltan, gozoso el papagayo,
El ronco carpintero y el dulce colorín.

A veces tus cristales se apartan bulliciosos
De tus morenas ninfas jugando en derredor;
Y amante les prodigas abrazos misteriosos,
Y lánguido recibes sus ósculos de amor.

Y cuando el sol se oculta detrás de los palmares,
Y en tu salvaje templo comienza a obscurecer,
Del ave te saludan los últimos cantares
Que lleva de los vientos el vuelo postrimer.

La noche viene tibia; se cuelga ya brillando
La blanca luna, en medio de un cielo de zafir,
Y todo allá en los bosques se encoge y va callando,
Y todo en tus riberas empieza ya a dormir.

Entonces en tu lecho de arena, aletargado,
Cubriéndose las palmas con lúgubre capuz,
También te vas durmiendo, apenas alumbrado
Del astro de la noche por la argentada luz.

Y así resbalas muelle; ni turban tu reposo
Del remo de las barcas el tímido rumor,
Ni el repentino brinco del pez que huye medroso
En busca de las peñas que esquiva el pescador.

Ni el silbo de los grillos que se alza en los esteros,
Ni el ronco que a los aires los caracoles dan,
Ni el hueco vigilante que en gritos lastimeros
Inquieta entre los juncos el sueño del caimán.

En tanto los cocuyos en polvo refulgente
Salpican los umbrosos yerbajes de huamil,
Y las oscuras malvas de algodón naciente,
Que crece de las cañas de maíz entre el carril.

Y en tanto en la cabaña, la joven que se mece
En la ligera hamaca y en lánguido vaivén.
Arrúllase cantando la zamba que entristece
Mezclado con las trovas el suspirar también.

Mas de repente, al aire resuenan los bordones
Del arpa de la costa con incitante son;
Y agítanse y preludian la flor de las canciones,
La dulce malagueña que alegra el corazón.

Entonces, de los Barrios la turba placentera
En pos del arpa el bosque comienza a recorrer,
Y todo en breve es fiestas y danza en tu ribera,
Y todo amor y cantos y risas y placer.

Así transcurren breves y sin sentir las horas;
Y de tus blandos sueños en medio del sopor
Escuchas a tus hijas, morenas seductoras,
Que entonan a la luna sus cántigas de amor.

Las aves en sus nidos, de dicha se estremecen,
Los floripondios se abren su esencia a derramar;
Los céfiros despiertan, y suspirar parecen;
Tus aguas en el álveo se sienten palpitar.

¡Ay! ¿Quién en estas horas en que el insomnio ardiente
Aviva los recuerdos del eclipsado bien,
No busca el blando seno de la querida ausente
Para posar los labios y reclinar la sien?

Las palmas se entrelazan, la luz en sus caricias
Destierra de tu lecho la triste oscuridad:
Las flores a las auras inundan de delicias...
Y sólo el alma siente su triste soledad.

Adiós, callado río: tus verdes y risueñas
Orillas, no entristezcan las quejas del pesar;
Que oírlas sólo deben las solitarias peñas
Que azota, con sus tumbos, embravecido el mar.

Tú queda reflejando la luna en tus cristales,
Que pasan en tus bordes tupidos a mecer
Los verdes ahuejotes y azules carrizales,
Que al sueño ya rendidos volviéronse a caer.

Tú corre blandamente bajo la fresca sombra
Que el mangle con sus ramas espesas te formó;
Y duermen tus remansos en la mullida alfombra
Que alegre Primavera de flores matizó.

Thursday, March 01, 2007

Tuya

no escojas solo una parte
tomame como me doy
entero y tal como soy
no vayas a equivocarte
soy sinceramente tuyo
pero no quiero mi amor
ir de visita por tu vida
vestido para la ocasion
preferiria con el tiempo
reconocerme sin rubor

cuentale a tu corazon
que existe siempre una razon
escondida en cada gesto del derecho y del reves
uno solo es lo que es y anda siempre con lo puesto
nunca es triste la verdad
lo que no tiene es remedio

Toda a vida

Miguel Hernández-Besarse mujer


Besarse, mujer,
al sol, es besarnos
en toda la vida.
Asciende los labios,
eléctricamente
vibrantes de rayos,
con todo el furor
de un sol entre cuatro.

Besarse a la luna,
mujer, es besarnos
en toda la muerte:
descienden los labios,
con toda la luna
pidiendo su ocaso,
del labio de arriba,
del labio de abajo,
gastada y helada
y en cuatro pedazos.

Il governo supera la prova di Palazzo Madama


Romano Prodi

O governo de Prodi conseguiu hoje a confiança do Senado Italiano com 162 votos a favor e 157 contra. O executivo vai someter-se sexta-feira ao voto da Câmara de Deputados, mas como tem maioria parece não haver problemas para que siga com o seu governo.
Prodi demitiu.se a semana passada quando o Senado votou contra a sua política exterior, isto mesmo depois do voto de confiança do presidente da República, Giorgio Napolitano.
Começa pois uma nova fase mas os problemas na sua coligação que junta comunistas, verdes e de centro esquerda continuam.
Prodi pode hoje agradecer o santo com o seu nome (28 fevereiro é San Romano di Condat).

«Non vogliamo oscillare tra rigore e lassismo: abbiamo scelto di lavorare per il risanamento. Agli investitori internazionali diciamo che l'Italia merita fiducia. Il rientro nei parametri previsti dall'Europa sarà rispettato. Così come sarà rispettato l'impegno preso davanti al Parlamento di una redistribuzione delle maggiori risorse derivanti dalla crescita e dalla lotta all'evasione fiscale».

Literatura

Um grupo de 125 intelectuais elaborou uma lista dos melhores romances da literatura universal.

Top 20 de las obras

1-Ana Karenina, Leon Tolstoi
2-Madame Bovary, Gustav Flaubert
3-Guerra e paz, Leon Tolstoi
4-Lolita, Vladimir Nabokov
5-As aventuras de Huckleberry Finn, Mark Twain
6-Hamlet, William Shakespea
7-O gran Gatsby, Francis Scott Fitzgerald
8-À la recherche du temps perdu, Marcel Proust
9-Contos, Anton Chekhov
10-Middlemarch, George Eliot
11-Don Quijote de la Mancha, Miguel de Cervantes Saavedra
12-Moby Dick, Herman Melville
13-Great Expectations, Charles Dickens
14-Ulisses, James Joyce
15-A odisseia, Homero
16-Dubliners, James Joyce
17-Crime e castigo, Fedor Dostoiesky
18-King Lear, William Shakespeare
19-Emma, Jane Austen
20-Cien Años de Soledad, Gabriel García Márquez.
 
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