palavras de ursa

Friday, February 29, 2008

The first time ever I saw your face

Libertad para todos los secuestrados




"Como te decía, la vida aquí no es vida, es un desperdicio lúgubre de tiempo. Vivo o sobrevivo en una hamaca tendida entre dos palos, cubierta con un mosquitero y una carpa encima, que oficia de techo, con lo cual puedo pensar que tengo una casa".


Devant l'Urgence Humanitaire que nous impose l'état de santé d'Ingrid Betancourt, Nous appelons l’ensemble des citoyens à se rassembler ce samedi 1er mars 2008, pour réclamer des FARC la libération IMMÉDIATE d’Ingrid Betancourt, et pour réclamer du Gouvernement Colombien qu'il accepte sans délai le principe d’une démilitarisation provisoire d’une zone pour y négocier un accord humanitaire permettant l'échange de prisonniers
Nous appelons les élus de tous partis démocratiques à nous rejoindre, quelles que soient par ailleurs leurs opinions politiques :

Soyez TOUS avec nous à PARIS
ce SAMEDI 1er mars à 14h30
devant la résidence de l'Ambassade de Colombie
angle rue de Constantine et rue de Grenelle 75007

Palma

A bloody day



A bloody day
Since the killing of an Israeli in Sederot, Israel began shelling Gaza.
The total number of Palestinians killed was 17, including six children, and one baby seven months old.
They bombed many places of Hamas ,and some factories. I can hear the sound of aircraft clearly, I hear gunfire in all directions violence is back again ,and they still want to use power again.
For more than fifty years, the Palestinian-Israeli conflict are using the power language to solve the conflicts ,and the result is more violence and more destruction, the history of the our conflicts approved that the power language will not solve the problem, but they still are this power.
As they used the power in the past years, why don’t they try the language of peace. We expect more attacks, will attack many places in Gaza, and will be very dangerous and painful.
Its was a bloody day in Gaza and I am sure it's the same with my friend hope man.
I still don’t understand till now, what do they want to achieve by the continuance of violence .
Why they want to kill any chance of hope and peace ?
I wish I can get answer to my question.

Tirado daqui.

Questo è un uomo



Alessandro Gassman

Film da salvare




Cento film italiani da salvare


MILANO — Fellini sette e mezzo. E' il punteggio maggiore di un singolo autore nella lista dei «100 + 1» film italiani da salvare come patrimonio nazionale di cultura, come tesoro per capire la nostra storia e la nostra identità. Un c'eravamo tanto amati lungo 36 anni, dal 1942 (409,516 milioni biglietti) al '78 (318,609), dalla guerra al caso Moro.

L'iniziativa, che viene presentata oggi alla Casa del cinema di Roma, parte dalle Giornate degli Autori veneziane gestite da Fabio Ferzetti, che con un gruppo di «commissari» ha scelto cento film che hanno cambiato la nostra vita e popolato la nostra memoria (i documentari di De Seta sono il 101esimo). Lo scopo è di far diventare il cinema materia scolastica e quindi avere gli appoggi, i diritti, i soldi, i restauri, le copie di questi film per farli circolare nelle scuole, ministri e cambi di governo permettendo. Finalmente equiparando i film ai libri o alle sinfonie: noi non saremmo quelli che siamo senza La Dolce vita, il Rex di Fellini o Il Gattopardo di Visconti, senza i Tormenti della Sanson e Nazzari, senza Totò e Don Camillo, senza i Mostri di Risi e di Monicelli, i sorpassi e i soliti ignoti, senza i divorzi all'italiana di Germi, senza Bellocchio o Bertolucci, senza l'italiano medio Sordi, senza l'irrepetibile Mastroianni, L'albero degli zoccoli di Olmi e i Ladri di biciclette di De Sica. Eccetera. Un eccetera si impone perché non è certo facile rinchiudere in cento titoli tre decenni e mezzo ricchissimi di cose memorabili per le stellette dei critici ma anche per il pubblico, l'importanza di costume.

Negli anni 60 il nostro cinema era il migliore del mondo, giocava su tutte le ruote, aiutava il progresso civile con l'impegno di Rosi e compagnia. Nel 1960 uscirono molti capolavori: Rocco e La dolce vita portavano in sala 10-12 milioni di persone ciascuno. Nel '54, anno record, furono staccati oltre 800 milioni di biglietti per lo spettacolo più amato, economico degli anni del dopoguerra, poi imbastardito dall'ingresso delle tv commerciali e dall'uso improprio della fiction. Ma vediamo chi ha passato l'esame.

San Fellini, il mago, porta 7 titoli e mezzo, parafrasando il suo capolavoro e batte il rivale storico, il conte Luchino Visconti con sei titoli; seguono Rosi, Monicelli, De Sica con 5; Rossellini e Risi con 4; Ferreri (ancora in anticipo sui tempi), Germi, Zampa, Bellocchio, Comencini, Pasolini, Zampa e Antonioni (con L'eclisse ma non L'avventura né Blow up) con 3; e Lattuada con 2 e mezzo, firma con Fellini Luci del varietà. Un unico straniero, il francese Duvivier il cui Don Camillo è un pezzo di storia italiana, di compromesso storico. C'è Tinto Brass, quando era arrabbiato e non solo eccitato; ci sono registi dimenticati come Bonnard, Genina, Giannini (l'unico musical ufficiale, Carosello napoletano), il grande Castellani, e Caprioli, Gora ed Emmer con le sue domeniche d'agosto; né manca lo «sdoganato» Matarazzo, autore da domenica pomeriggio al cinema Paradiso.

Facendo la somma la commedia italiana spopola, dalla famiglia Passaguai di Fabrizi e Un americano a Roma di Steno, fino alla Giornata particolare di Scola, che è poi il 6 maggio 1938 e chiude in circolo la storia. Monicelli batte Risi 5 a 4, ma sono due pezzi unici oggi entrambi ultranovantenni. Chi manca? Camerini meritava di esserci, con 40 film disponibili. Forse Gallone, ed anche Nanni Loy è assente ingiustificato. Con 74 film, uno di Mario Mattoli, che poi è il regista di fiducia di Totò, ci stava. E i Taviani? Un film solo, come Soldati. Manca Amelio, ma il Ladro di bambini viene purtroppo dopo, come l'autarchico Moretti; manca Sergio Leone (ma c'è Fantozzi di Salce) i cui western all'italiana vengono invece prima (e seguono con la serie di Trinità). In questo senso sono assenti altri generi nazional popolari come il peplum e il poliziottesco (vedi Damiani) o la commedia scollacciata che ha avuto la sua retrospettiva a Venezia. E poi sono stati maschilisti, manca la quota rosa: nessuna Cavani, nessuna Wertmüller, che pur avevano i requisiti, nessuna signora. Ma molte donne a popolare i sogni di quegli anni, dalla Loren alla Lollo alla Mangano fino a Sandrelli, alla Vitti, la Cardinale: ricambio di misure, mode, costumi.

Maurizio Porro


Encontrado aqui.

Questa è una donna



Anna Falchi

Palpitaciones

Roberto José Adames-PALPITACIONES

El nacimiento

Es un suicidio necesario

Allí donde los mares

en la desnudez de labios abandonados

Se vuelcan en infiernos

Donde invoco mis edades de polvo

Y la muerte es un rayo de sombras

Sobre luz

O

El trapecio de un sueño

Que lleno de piel

despedaza mi propia carne.



La piedra

Como una gota de luz

Entre sombras tupidas de orden

Me enseña a dudar que existo

entonces me suicido en ti

Para que existas como mi eterno

Sofoco tu ser de soledad

Y el gesto de lo desconocido

Congela para siempre el mirar.



El ojo imagina mi piel

El talvez narra lo inefable

Nuestra común nada

sin amuletos

sin recuerdos

Como un dios de azar.



Ah el cosmos la eternidad

Olvido de muerte.



En el columpio del desvivir

Reina el reposo

Como sueño soñado de ilusiones

O tiniebla matinal

Que persigue el vació

En estatuas de emociones

O ensueños

Y desvive su alianza movimiento

Que detiene el alba

En mares de deseos

Pero la luz y el misterio

Crean un espacio-proyecto

Que pudre el universo de su esencia

Y nos hace

Uno.

Thursday, February 28, 2008

Mártires


Margarida V-Lisboa

Há solução



De acordo com o deputado israelita Shlomo Beniziri, ex-ministro do Trabalho e deputado pelo shas de orientação judaica ultra-ortodoxa, os homossexuais são responsáveis pela onda de terremotos que atingiu Israel nos últimos meses.
Segundo o político, Deus advertiu que não se deve manejar os genitais indevidamente.
"O Talmud ensina-nos que uma das causas dos terremotos é a homossexualidade. Deus disse que sacudiria o mundo 'para despertar-vos se manejarem os vossos genitais' onde não tenham que fazê-lo", disse Benizri, referindo-se ao livro que reúne a tradição oral religiosa judaica.O Knesset (Parlamento) legalizou a homossexualidade em 1988 e nos anos seguintes diversas leis passaram a reconhecer os direitos dos homossexuais. Shlomo Benizri disse que a maneira de acabar com os terremotos em Israel é o Knesset revogar as leis liberalizantes a respeito dos homossexuais.
Israel sofreu uma série de terremotos nos últimos meses. Dois terremotos com epicentro no vizinho Líbano atingiram boa parte de Israel na semana passada. O primeiro aconteceu dois dias após o ministro da Justiça de Israel ter expedido uma sentença favorável a casais do mesmo sexo adoptarem crianças. Durante duas semanas em Novembro e Dezembro do ano passado, quatro terremotos sacudiram partes de Israel, da Cisjordânia e de territórios palestinianos. Nenhum dos terremotos, no entanto, provocou mortes ou atingiu a infra-estrutura da região.
Além disso, o Vale do Jordão, o Mar Morto, o deserto de Arava e o Mar Vermelho encontram-se sobre a falha sírio-africana, local de frequente actividade sísmica. Coincidências??? ahahaha!! Percebem agora porque é que San Francisco treme muito??
Por falar nisso, Portugal também está sobre zona sísmica.


adenda- Os deputados do Shas têm causado constrangimentos aos israelitas com afirmações deste tipo, como quando o partido emitiu um comunicado, em 1985, no qual culpou a população por um acidente de autocarro que matou 22 pessoas, a maioria crianças. Na época, o Shas disse que o acidente ocorreu porque o ritual religioso judaico não estava a ser praticado correctamente pela população. A decisão sobre a adopção de crianças por casais homossexuais, anunciada pelo ministro Meni Mazuz no domingo passado, segue outras medidas recentes favoráveis aos gays israelitas. As medidas têm enfurecido os grupos religiosos conservadores.

Encontrado aqui.

Que vienes de mundos

Harold Alvarado Tenorio-Ahora que está lejos

Ahora que está lejos soñándose a sí misma

quieres entrar de nuevo

y que nada diga.

Que nunca sepa que vienes de mundos

donde un emperador hierve

rodeado de eunucos

y los rostros centenarios de sus concubinas.

Entra en ella

buscando el rostro y la carne

que no volverán.

Wednesday, February 27, 2008

Volare

Winding road


Tiziano Micci

Debate de ida, debate de vuelta



Al igual que las eliminatorias de fútbol, los debates a dos encuentros siempre duran más, mucho más de 90 minutos. A falta de un balón y una red que determine con cierta claridad hacia dónde se inclina la contienda, periodistas y ciudadanos echan mano de su filias y sus fobias para dar satisfacción a ese ímpetu irracional que los obliga a señalar un ganador, o mejor aún un perdedor, porque de esa forma, entienden, tendrán media convocatoria electoral ganada. Para los socialistas, ha ganado Zapatero. Para los conservadores, Rajoy. El resto, no se sabe, por mucho que las encuestas a pie de redacción intenten inclinar de uno u otro lado la balanza.

El ganador de la pugna dialéctica no se sabrá, si se sabe, hasta el debate del próximo lunes. Quizás los únicos conscientes de esta realidad sean los propios contendientes y los equipos que los rodean. Nadie en su sano juicio pone toda la carne en el asador en un primer choque a sabiendas de que habrá un segundo, dejándole al rival el camino expedito para transformar sus virtudes en errores, rehacerse de los golpes recibidos y machacar a un rival embriagado por el éxito puntual y sin mejores argumentos que los utilizados en el primer embate. Como mucho, intentarán dejar las cosas lo mejor posible para el segundo ’round’, así sea para partir con una mínima ventaja.

El debate de hoy no ha estado mal, pero no ha sido más que un tanteo entre dos que aspiran a la Champions. Rajoy ha amagado con el populismo y la agresividad que tanto se le demandaba desde sus filas; y Zapatero ha probado a ver cuánto de vigencia tienen sus datos y sus talante. Allí donde Rajoy intentó avanzar por la banda de las soflamas populistas, epecialmente en el campo de la economía, se encontró al rocoso lateral de las cifras y las estadísticas. Cuando Zapatero intentó contraatacar con la deslealtad de la oposición, se topó con un central armado de terrorismos y denuncia de contradicciones. Cuando Rajoy cantaba gol al lanzar el penalti de la inmigración, Zapatero ejecutaba la palomita de los grandes avances sociales. Y en el momento en el que Zp se aprestaba a rematar a puerta vacía el balón de las deslealtades del PP, caía una y otra vez en el fuera de juego del 11M, de Bush y de Aznar, con el retorno al pasado, una y otra vez.

En general, dos fases muy bien diferentes. Una, primera, en la que un Zapatero bien armado y con un discurso sólido en lo político, desarmaba una y otra vez a su rival. Y una segunda en la que la falta de asunción de errores graves como la política migratoria o el terrorismo, recurriendo una y otra vez a gobiernos anteriores, dieron alas a un Rajoy que supo aprovechar bastante bien la brecha.

Empate técnico. Como en la encuesta del CIS. Y quien quiera buscar vencedores, que aguante una semana. Entonces ambos habrán aprendido de los aciertos y errores de la ida. Y más aún, serán plenamente conscientes de que, después de la vuelta, ya no tendrán otra oportunidad.

Roubado daqui.

Thank you for smoking





Audrey Hepburn



Drudge photo




Esta fotografia foi tirada quando Barak Obama vistou o Quénia, foi posta agora a circular pela campanha da Senhora Clinton, mesmo se o seu staff desmentiu. Que maneira feia de fazer política.

Temblor de estrellas

Federico García Lorca-CANCION OTOÑAL

Hoy siento en el corazón
un vago temblor de estrellas,
pero mi senda se pierde
en el alma de la niebla.
La luz me troncha las alas
y el dolor de mi tristeza
va mojando los recuerdos
en la fuente de la idea.

Todas las rosas son blancas,
tan blancas como mi pena,
y no son las rosas blancas,
que ha nevado sobre ellas.
Antes tuvieron el iris.
También sobre el alma nieva.
La nieve del alma tiene
copos de besos y escenas
que se hundieron en la sombra
o en la luz del que las piensa.

La nieve cae de las rosas,
pero la del alma queda,
y la garra de los años
hace un sudario con ellas.

¿Se deshelará la nieve
cuando la muerte nos lleva?
¿O después habrá otra nieve
y otras rosas más perfectas?
¿Será la paz con nosotros
como Cristo nos enseña?
¿O nunca será posible
la solución del problema?

¿Y si el amor nos engaña?
¿Quién la vida nos alienta
si el crepúsculo nos hunde
en la verdadera ciencia
del Bien que quizá no exista,
y del Mal que late cerca?

¿Si la esperanza se apaga
y la Babel se comienza,
qué antorcha iluminará
los caminos en la Tierra?

¿Si el azul es un ensueño,
qué será de la inocencia?
¿Qué será del corazón
si el Amor no tiene flechas?

¿Y si la muerte es la muerte,
qué será de los poetas
y de las cosas dormidas
que ya nadie las recuerda?
¡Oh sol de las esperanzas!
¡Agua clara! ¡Luna nueva!
¡Corazones de los niños!
¡Almas rudas de las piedras!
Hoy siento en el corazón
un vago temblor de estrellas
y todas las rosas son
tan blancas como mi pena.

Tuesday, February 26, 2008

Chasing pavements

Best dressed








Worst dressed








Penha de França


Margarida V-Madeira

Desde mi cielo

Miguel de Unamuno-Al salir de Bilbao, lloviendo

Desde mi cielo a despedirme llegas
fino orvallo que lentamente bañas
los robledos que visten las montañas
de mi tierra, y los maíces de sus vegas.

Compadeciendo mi secura, riegas
montes y valles, los de mis entrañas,
y con tu bruma el horizonte empañas
de mi sino, y así en la fe me anegas.

Madre Vizcaya, voy desde tus brazos
verdes, jugosos, a Castilla enjuta,
donde fieles me aguardan los abrazos

de costumbre, que el hombre no disfruta
de libertad si no es preso en los lazos
de amor, compañero de la ruta.

Monday, February 25, 2008

Best picture

Best director


Ethan and Joel Cohen-No country for old men

Best actor


Daniel Day Lewis

Best original screenplay


Diablo Cody-Juno

Best actress


Marion Cotillard

Best adapted screenplay


Joel and Ethan Cohen-No country for old men

Best supporting actress


Tilda Swinton

Best supporting actor


Javier Bardem

Friday, February 22, 2008

Curl

Un paso más hacia la salida

Ayer, 19 de febrero del 2008, Fidel Castro anunció su retirada. Tras 50 años de actividad, Fidel renuncia a sus cargos en la política cubana. Ni siquiera por el hecho de que 50 años son muchos años sabemos que lo suyo no fue un hobby, o una afición ocasional. No estuvo todo este tiempo en el poder como quien no quiere la cosa.

De estos 50 años pocos recordarán hoy sus fotos de 1959 posando delicadamente en Central Park, los misiles soviéticos apuntando desde Cuba a Estados Unidos, apenas unos años después, listos para destruir dos tercios de las ciudades norteamericanas, la invasión cubana a Somalia en 1979 y la cesión del espacio aéreo cubano a los narcotraficantes colombianos en los ochenta.

Estos episodios dispares de su vida tal vez parezcan incongruentes con su defensa de las causas del tercer mundo, con su insistencia en que este mundo debe ser repartido con más igualdad, y la mayoría de los lectores recordarán que Fidel, al analizar los tiempos que corren, suele decir cosas ciertas. Sin embargo, lo que creo que importa recordar hoy es que Fidel ha postergado el compromiso de Cuba con la modernidad.

Nuestra generación escuchó una y otra vez en las universidades de la isla que las críticas contemporáneas al socialismo eran frivolidades de filósofos burgueses ajenos a las auténticas fuerzas de la historia. Cuba no es un ejemplo de actividad antiglobalizadora, de gestión ecológica de los recursos, de consolidación de los derechos individuales o de creación de nuevos modelos productivos.

En la Cuba de Castro la historia oficial dividía el tiempo entre lo que había pasado en el mundo antes del advenimiento de Marx y después de su canonización, y se nos decía que tarde o temprano nuestra revolución se extendería por el mundo hasta llegar al corazón de Estados Unidos. A estos efectos, se extinguieron la actividad editorial, la prensa de izquierda, la actividad de sindicatos arraigados en las clases trabajadoras y se apostó por modelos maximalistas de producción económica, mientras el exilio se convertía en la primera fuente de ingresos nacional. Millones de cubanos abandonaron la isla supuestamente hipnotizados por las bondades del consumo. Y la isla fue separada inexorablemente de los males que según Fidel contaminarían a todos los cubanos. En realidad la revolución cubana sublimó su discurso hasta el punto de hacerlo intangible y frágil a todo lo externo y hasta el punto de asfixiarlo en una retórica premoderna. El Estado cubano no es laico, está fundado en un culto que el propio Fidel se ocupó de no proyectar como un culto a su personalidad. Tal vez por eso el día en que la URSS se hundió y dejó de subvencionar a Cuba fue relativamente fácil aferrarse a Martí, a los héroes nacionales, para ocupar el lugar de Marx.

Sé que es difícil describir con precisión a qué me estoy refiriendo porque, en definitiva hablo de una espiral de irracionalidad del discurso político, del hecho de que ese discurso lanzado al vacío se convierte en algo supuestamente sublime, no contaminado por las mezquindades de la vida cotidiana pero igualmente ineficaz para afrontar el presente más inmediato. De manera que Fidel nos deja un extraño legado: sus empresas familiares y las de los altos oficiales de sus servicios secretos se extienden por el mundo alimentando a la nueva oligarquía nacional, mientras su discurso planea como una nube azul, límpida y pura sobre todos los casos de corrupción y nepotismo que aparecen en la prensa internacional.

BILLONES de dólares en bancos suizos que no son, según parece, patrimonio de su familia porque figuran en las cuentas del Estado cubano que él y lo suyos controlan y que, esperamos, sean invertidos con prontitud y de manera racional. Un Ejército mastodóntico en número pero equipado con armamento obsoleto... Demasiadas contradicciones y demasiado tiempo en el poder hacen que no podamos ser ingenuos. El poder sigue siendo el poder y el dinero sigue siendo el dinero por más que los manuales de marxismo en sus días --y en el presente los héroes nacionales-- digan lo contrario.

Hoy empieza un nuevo episodio en la historia de Cuba. Aún no hemos salido del túnel, pero el de hoy es al menos un paso más hacia la salida.

Encontrado aqui.

Kosovo




Encontrado aqui.

Caminito del indio

Atahualpa Yupanqui-CAMINITO DEL INDIO

Caminito del indio,
sendero coya
sembrado de piedras.
Caminito del indio
que junta el valle
con las estrellas.

Caminito que anduvo
de sur a norte
mi raza vieja
antes que en la montaña
la Pachamama
se ensombreciera.

Cantando en el cerro
llorando en el río,
se agranda en la noche
la pena del indio.

El sol y la luna
y este canto mío
besaron sus piedras,
camino del indio.

En la noche serrana
llora la quena
su honda nostalgia.

Y el camino sabe
cuál es la coya
que el indio llama.
Se levanta en la noche
la voz doliente
de la baguala.
Y el camino lamenta
ser el culpable
de la distancia.

Thursday, February 21, 2008

É isso aí

Carmo


Margarida V-lisboa

Coração

Meira Delmar-Corazón
(Del libro Verdad del sueño)

Este es mi corazón. Mi enamorado
corazón, delirante todavía.
Un ángel en azul de poesía
le tiene para siempre traspasado.

En él, como en un río sosegado,
el cielo es de cristal y melodía.
Y a su dulce comarca llega el día
con un paso de niño iluminado.

Este es mi corazón. La primavera
que inaugura las rosas, vana fuera
sin su espejo de gozo repetido.

Y vano el tiempo del amor, que mueve
las alas de los sueños, y conmueve
la sangre con su canto sostenido

Wednesday, February 20, 2008

At last

cclique para tocar
Ella Fitzgerald-At last

Boats


Paul Runnestø

É diferente

O país que eu vejo é diferente do país que ele vê

Eu, português, 43 anos, sobrevivente a recibos verdes, que todos os meses pago 200 euros de segurança social para viver na maior das inseguranças, que senti a minha qualidade de vida baixar consecutivamente nos últimos anos, não consigo ver o país como o primeiro-ministro José Sócrates vê.
Posso perceber que, da janela do seu quarto, veja Portugal com optimismo, mais emprego, recuperação económica, confiança, bem-estar, segurança. Ele vê, e eu acredito que esteja a ser honesto.
Gostava que percebesse que eu vejo um país bem diferente. Não trabalho para a Sonae nem para o jornal Público. Não sou militante de qualquer partido e até votei no PS nas últimas eleições.
... Mas o país que vejo tem centenas de milhares de desempregados – um número “ligeiramente” superior aos 90 mil postos de trabalho que o Governo terá criado -, não se sente seguro nas ruas nem seguro na saúde, menos ainda na justiça, não me parece confiante nem vê na carteira os efeitos desse extraordinário controlo do défice. Também não vê a despesa pública baixar. Nem o rendimento subir.
(Os números, aliás, têm esse efeito perverso: pode até haver uma galinha para cada dois cidadãos, mas isso não faz de mim proprietário de uma saborosa meia galinha. O “outro” pode tê-la comido inteira...)
Além disso, esse Portugal onde eu vivo ganhou nos últimos anos uma generosa dose de desconfiança sobre os políticos, em geral, e sobre os Governos, em particular – com razões transversais que vão dos Casinos aos Aeroportos, passando pelos cargos públicos a que se sucedem os cargos privados.
Se calhar os portugueses “do lado de cá” da janela de José Sócrates vivem num outro mundo. Mas convém recordar ao primeiro-ministro que, ainda assim, são estes portugueses que votarão daqui a ano e meio. E vão fazê-lo em função do país em que efectivamente sentem que vivem, e não do país em que o primeiro-ministro garante que vive.

São paisagens diferentes, quer-me parecer.

Tirado daqui.

Só pode ser deles

"Neste momento, é óbvio para todos que a culpa do estado a que chegou o ensino é (sem querer apontar dedos) dos professores. Só pode ser deles, aliás. Os alunos estão lá a contragosto, por isso não contam. O ministério muda quase todos os anos, por isso conta ainda menos. Os únicos que se mantêm tempo suficiente no sistema são os professores. Pelo menos os que vão conseguindo escapar com vida.

É evidente que a culpa é deles. E, ao contrário do que costuma acontecer nesta coluna, esta não é uma acusação gratuita. Há razões objectivas para que os culpados sejam os professores. Reparem: quando falamos de professores, estamos a falar de pessoas que escolheram uma profissão em que ganham mal, não sabem onde vão ser colocados no ano seguinte e todos os dias arriscam levar um banano de um aluno ou de qualquer um dos seus familiares.

O que é que esta gente pode ensinar às nossas crianças? Se eles possuíssem algum tipo de sabedoria, tê-Ia-iam usado em proveito próprio. É sensato entregar a educação dos nossos filhos a pessoas com esta capacidade de discernimento? Parece-me claro que não.

A menos que não se trate de falta de juízo mas sim de amor ao sofrimento. O que não posso dizer que me deixe mais tranquilo. Esta gente opta por passar a vida a andar de terra em terra, a fazer contas ao dinheiro e a ensinar o Teorema de Pitágoras a delinquentes que lhes querem bater. Sem nenhum desprimor para com as depravações sexuais -até porque sofro de quase todas -, não sei se o Ministério da Educação devia incentivar este contacto entre crianças e adultos masoquistas.

Ser professor, hoje, não é uma vocação; é uma perversão. Antigamente, havia as escolas C+S; hoje, caminhamos para o modelo de escola S/M. Havia os professores sádicos, que espancavam alunos; agora há os professores masoquistas, que são espancados por eles. Tomando sempre novas qualidades, este mundo.

Eu digo-vos que grupo de pessoas produzia excelentes professores: o povo cigano. Já estão habituados ao nomadismo e têm fama de se desenvencilhar bem das escaramuças. Queria ver quantos papás fanfarrões dos subúrbios iam pedir explicações a estes professores. Um cigano em cada escola, é a minha proposta.

Já em relação a estes professores que têm sido agredidos, tenho menos esperança. Gente que ensina selvagens filhos de selvagens e, depois de ser agredida, não sabe guiar a polícia até à árvore em que os agressores vivem, claramente, não está preparada para o mundo."

Ricardo Araújo Pereira in Opinião, Boca do Inferno, Revista Visão

De lo que fue un amor

Guillermo Valencia-A LA MEMORIA DE JOSEFINA

I

De lo que fue un amor, una dulzura
sin par, hecha de ensueño y de alegría,
sólo ha quedado la ceniza fría
que retiene esta pálida envoltura.
La orquídea de fantástica hermosura,
la mariposa en su policromía
rindieron su fragancia y gallardía
al hado que fijó mi desventura.
Sobre el olvido mi recuerdo impera;
de su sepulcro mi dolor la arranca;
mi fe la cita, mi pasión la espera,
y la vuelvo a la luz, con esa franca
sonrisa matinal de primavera:
¡Noble, modesta, cariñosa y blanca!

II

Que te amé, sin rival, tú lo supiste
y lo sabe el Señor; nunca se liga
la errátil hiedra a la floresta amiga
como se unió tu ser a mi alma triste.
En mi memoria tu vivir persiste
con el dulce rumor de una cantiga,
y la nostalgia de tu amor mitiga
mi duelo, que al olvido se resiste.
Diáfano manantial que no se agota,
vives en mí, y a mi aridez austera
tu frescura se mezcla, gota a gota.
Tú fuiste a mi desierto la palmera,
a mi piélago amargo, la gaviota,
¡y sólo morirás cuando yo muera!

Tuesday, February 19, 2008

El comandante



Queridos compatriotas:
Les prometí el pasado viernes 15 de febrero que en la próxima reflexión abordaría un tema de interés para muchos compatriotas. La misma adquiere esta vez forma de mensaje.

Ha llegado el momento de postular y elegir al Consejo de Estado, su Presidente, Vicepresidentes y Secretario.

Desempeñé el honroso cargo de Presidente a lo largo de muchos años. El 15 de febrero de 1976 se aprobó la Constitución Socialista por voto libre, directo y secreto de más del 95% de los ciudadanos con derecho a votar. La primera Asamblea Nacional se constituyó el 2 de diciembre de ese año y eligió el Consejo de Estado y su Presidencia. Antes había ejercido el cargo de Primer Ministro durante casi 18 años. Siempre dispuse de las prerrogativas necesarias para llevar adelante la obra revolucionaria con el apoyo de la inmensa mayoría del pueblo.

Conociendo mi estado crítico de salud, muchos en el exterior pensaban que la renuncia provisional al cargo de Presidente del Consejo de Estado el 31 de julio de 2006, que dejé en manos del Primer Vicepresidente, Raúl Castro Ruz, era definitiva. El propio Raúl, quien adicionalmente ocupa el cargo de Ministro de las F.A.R. por méritos personales, y los demás compañeros de la dirección del Partido y el Estado, fueron renuentes a considerarme apartado de mis cargos a pesar de mi estado precario de salud.

Era incómoda mi posición frente a un adversario que hizo todo lo imaginable por deshacerse de mí y en nada me agradaba complacerlo.

Más adelante pude alcanzar de nuevo el dominio total de mi mente, la posibilidad de leer y meditar mucho, obligado por el reposo. Me acompañaban las fuerzas físicas suficientes para escribir largas horas, las que compartía con la rehabilitación y los programas pertinentes de recuperación. Un elemental sentido común me indicaba que esa actividad estaba a mi alcance. Por otro lado me preocupó siempre, al hablar de mi salud, evitar ilusiones que en el caso de un desenlace adverso, traerían noticias traumáticas a nuestro pueblo en medio de la batalla. Prepararlo para mi ausencia, sicológica y políticamente, era mi primera obligación después de tantos años de lucha. Nunca dejé de señalar que se trataba de una recuperación "no exenta de riesgos".

Mi deseo fue siempre cumplir el deber hasta el último aliento. Es lo que puedo ofrecer.

A mis entrañables compatriotas, que me hicieron el inmenso honor de elegirme en días recientes como miembro del Parlamento, en cuyo seno se deben adoptar acuerdos importantes para el destino de nuestra Revolución, les comunico que no aspiraré ni aceptaré- repito- no aspiraré ni aceptaré, el cargo de Presidente del Consejo de Estado y Comandante en Jefe.

En breves cartas dirigidas a Randy Alonso, Director del programa Mesa Redonda de la Televisión Nacional, que a solicitud mía fueron divulgadas, se incluían discretamente elementos de este mensaje que hoy escribo, y ni siquiera el destinatario de las misivas conocía mi propósito. Tenía confianza en Randy porque lo conocí bien cuando era estudiante universitario de Periodismo, y me reunía casi todas las semanas con los representantes principales de los estudiantes universitarios, de lo que ya era conocido como el interior del país, en la biblioteca de la amplia casa de Kohly, donde se albergaban. Hoy todo el país es una inmensa Universidad.

Fidel Castro Ruz

18 de febrero de 2008
5 y 30 p.m.

Mer


Margarida V-Madeira

Water images



Te gustaría que tu foto fuera protagonista de la próxima Expo Zaragoza? Pues bien,el pabellón francés ha decidido poner en marcha una iniciativa muy 2.0:decorar la fachada de su instalación con las fotos que envíen los internautas a la página especial creada para la ocasión, waterimagescollection.com.
Como el eje de la Expo es el agua, lógicamente las fotos que envíes tendrán que guardar relación con el preciado elemento, pro en cualquiera de sus dimensiones: gestos, costumbres, paisajes, vida, disfrute…
Los organizadores se comprometen a colgar en la fachada al menos 1.001 de las imágenes recibidas, y la lista de los autores se hará pública a mediados de abril.

Encontrado aqui. Eu já enviei uma, a que está aqui em cima.

Questa è una donna



Maria Grazia Cucinotta

Questo è un uomo


Raoul Bova

Carta de lluvia

Jorge Teillier-CARTA DE LLUVIA

Si atraviesas las estaciones
conservando en tus manos hechas cántaro
la lluvia de la infancia que debíamos compartir,
nos reuniremos en el lugar
en donde los sueños corren jubilosos
como ovejas liberadas del corral
y en donde brillará sobre nosotros
la estrella que nos fuera prometida.

Pero ahora te envío esta carta de lluvia
que te lleva un jinete de lluvia
por caminos acostumbrados a la lluvia.

Ruega por mí, reloj,
en estas horas monótonas como ronroneos de gato.
He vuelto a la casa que conserva las cenizas
que hacen renacer a los fantasmas que odio.
Alguna vez salí al patio a decirles a los conejos
que el amor había muerto.
Aquí no debo recordar a nadie,
aquí debo olvidar la colina de los aromos
porque la mano que cortó aromos
ahora cava una fosa.

El pasto ha crecido demasiado como para arrancarlo.
En el techo de la casa vecina
se pudre una pelota de trapo
dejada allí por un niño muerto.
Entre las tablas del cerco me miran rostros
que creía olvidados,
y mi amigo espera en vano que en el río
centellee su buena estrella.

Tú, como en mis sueños, vienes atravesando las estaciones
con la lluvia de la infancia
en tus manos hechas cántaro
En el invierno nos reunirá el fuego
que encenderemos juntos.
Nuestros cuerpos harán las noches tibias
como el aliento de los bueyes,
y al despertar veré que el pan sobre la mesa
tiene un resplandor más grande que el de los planetas enemigos
cuando lo partan tus manos de adolescente.

Pero ahora te envío una carta de lluvia
que te lleva un jinete de lluvia
por caminos acostumbrados a la lluvia.

Friday, February 15, 2008

Love is in need of love today

It's that Love's in need of love today
Don't delay
Send yours in right away
Hate's goin' round
Breaking many hearts
Stop it please
Before it's gone too far

Suspense









A Hollywood Issue da Vanity Fair homenageia o maestro do suspense, Alfred Hitchcock, maravilhosas fotografias.

Rua Augusta


Margarida V-Lisboa

Perfeito


Penélope Cruz y Caetano Rivera Ordóñez

Se me tivessem dado este rapazinho, o da direita, sim esse toureiro lindo, para o dia dos namorados eu não pedia mais nada, mas mais nada mesmo.

Razón de amor

Pedro Salinas-RAZÓN DE AMOR
Versos 1104 a 1121

¡Cómo me dejas que te piense!
Pensar en ti no lo hago solo, yo.
Pensar en ti es tenerte,
como el desnudo cuerpo ante los besos,
toda ante mí, entregada.
Siento cómo te das a mi memoria,
cómo te rindes al pensar ardiente,
tu gran consentimiento en la distancia.
Y más que consentir, más que entregarte,
me ayudas, vienes hasta mí, me enseñas
recuerdos en escorzo, me haces señas
con las delicias, vivas, del pasado,
invitándome.
Me dices desde allá
que hagamos lo que quiero
—unirnos— al pensarte.
Y entramos por el beso que me abres,
y pensamos en ti, los dos, yo solo.

Thursday, February 14, 2008

Losing game

clique para tocar
Amy Winehouse-Love is a losing game

Elegância e conforto


Margarida V-Lisboa
 
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